Eurirs e Euribor a Confronto: Un'Analisi dei due Indici di Riferimento

Prevedere l’andamento degli indici di mercato è una sfida assai ardua per tutti gli analisti.

Il Team Analyst di TassoMutuo si è concentrato sullo studio dei due indici di riferimento più importanti per i mutui, l’Eurirs e l’Euribor, cercando di capire negli ultimi 20 anni quale sarebbe stata la scelta migliore tra mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile.

Prima di procedere con lo studio è importante definire cosa siano l’indice Eurirs ed Euribor.

Il primo indice viene utilizzato per i mutui a tasso fisso, ovvero quei contratti che hanno un tasso di interesse predeterminato al momento della stipula e viene congelato fino allo scadere del contratto, mentre il secondo indice definisce il tasso di interesse dei mutui a tasso variabile ed è collegato all’andamento dei mercati finanziari, il tasso di interesse del nostro finanziamento varia al variare dell’Euribor.

I vantaggi e gli svantaggi sono facilmente individuabili.

 In un mutuo a tasso fisso è possibile mettersi al riparo da eventuali rally dei tassi di interesse, come quello che ha caratterizzato l’Italia da Luglio 2022 ad ora, allo stesso tempo laddove i tassi si trovino a valori molto bassi come in periodo Covid, la quota interessi di fatto è cristallizzata. Di contro nel mutuo a tasso variabile il continuo rialzo dei tassi di interesse produce una rata di rimborso via via più alta rispetto all’inizio e nei momenti di forte ribasso come nel periodo post 2008 genera il risparmio di una quota importante di interessi ed avere conseguentemente una rata mensile ridotta.

Il nostro studio ha preso in riferimento il periodo 2003/2023 per fare un’analisi generale facendo poi un focus sul mutuo ventennale .

Entrando nel dettaglio, si può subito notare come  il momento attuale non sia il periodo con il tasso di interesse più alto che si sia registrato, che si ritrova nel valore registrato, il 10 Ottobre 2008 pari al 5,431% (per i mutui a tasso variabile) poco prima della crisi subprime. In particolare in data 11 Gennaio 2000 l’Euribor a sei mesi era pari a 3,522% dopo qualche mese superò appunto il 5% per poi vivere un trend al ribasso sino a raggiungere 1,53%.

Se avessimo avuto un contratto di mutuo a tasso variabile al suo massimo nel 2008 nei successivi 13 anni avremmo goduto di uno dei trend al ribasso maggiori di sempre toccando il minimo pari a -0,547 a Dicembre 2021 avendo una riduzione di quasi il 4%, considerando lo spread applicato dalle banche, l’impatto sull’onerosità dei mutui sarebbe stato del 23%, in riferimento ad uno spread massimo applicato del 3%, scendendo dal 5,431 di Ottobre 2008 al 2,547 di Dicembre 2021. Da Dicembre 2021 i tassi hanno visto un rialzo inizialmente stabile per poi culminare con dei rialzi decisi toccando il loro massimo il 20 Ottobre 2023 con l’ultimo rialzo della BCE e questo si è riflesso in un + 54,58% per i mutui a tasso variabile, raggiungendo quota 5,607, prendendo in riferimento un spread medio applicato del 1,5%.

In riferimento al nostro studio, se avessimo contratto un mutuo a 20 anni per un valore di €150.000,00 ad Ottobre 2003 avremmo avuto una rata iniziale di € 894,02 considerando uno spread del 1,6% toccando una rata massima nel 2008 pari a € 1162,95 ed una rata minima pari a €696,55 nel Dicembre 2021. Lo studio mette in evidenza che avremmo avuto un interesse stabile per circa due anni e 10 mesi ed uno più vantaggioso rispetto al tasso inziale per un periodo di circa 13 anni e 8 mesi.

Nel dettaglio sono solamente 42 i mesi in cui il tasso di interesse sarebbe stato più alto di quello iniziale.

Facendo un’analisi più dettagliata rispetto alla rata iniziale, nei periodi di ribasso, mediamente avremmo risparmiato circa euro 16.400,00 prendendo in riferimento invece la rata più alta avremmo avuto una spesa maggiore pari a € 5216,56, in sintesi avremmo avuto un risultato positivo sulla restituzione di circa euro 11.000,00 in termini di interessi.

Se ad Ottobre 2003 avessimo scelto  il tasso fisso a 20 anni, l’indice Eurirs sarebbe stato  pari al 6,20%, considerando lo spread medio, riprendendo il medesimo caso avrebbe portato ad una rata mensile pari a € 1.092,32 un supplemento di 198,30, pur, nell’ipotesi scolastica di surrogare questo mutuo tasso più basso del 2,21% sarebbe stato possibile solamente ottenerlo a Maggio 2012 , circa dieci anni dopo la contrazione del mutuo toccando i minimi dal 2015 in poi stabilizzandosi intorno all’1%. Dunque il nostro tasso di interesse fisso sarebbe stato “inefficiente” per circa 10 anni e quasi in pareggio per i successivi 7 anni ed in positivo negli ultimi 3 anni di mutuo, surrogando il mutuo nel 2020.

Risulta importante sottolineare che la possibilità di surrogare il mutuo non è limitato, difatti non esiste alcun limite espresso per legge, tuttavia, gli istituti bancari verificano eventuali surroghe già effettuate nel tempo, determinando quindi un limite esistente per prassi che varia a seconda della pratica in oggetto.

Tirando le somme seppur di non molto il mutuo a tasso variabile sarebbe stata una scelta più ottimizzante in termini di montante restituito. Tuttavia come anticipato inizialmente è quasi impossibile prevedere l’andamento dei mercati di riferimento, di conseguenza la scelta di un tasso fisso per mutui appare essere la scelta più ponderata soprattutto se erogato nei picchi minimi di mercato dei tassi di interesse ed in generale nei mutui a lunghissima durata (30 anni) e per quelli in cui la rata del mutuo ha un ‘incidenza pari a più del 50% del reddito familiare.

 Laddove invece si voglia provare a trarre vantaggio dalle fluttuazioni del mercato, optando per un tasso variabile è consigliabile, nei momenti di down di tassi di interesse, accantonare la teorica  parte eccedente la rata del mutuo ad un fondo di garanzia, così laddove vi fossero aumenti consistenti, la rata del mutuo risulterebbe sostenibile nei momenti di rialzo dei tassi di interesse.

Un’altra protezione da un eventuale aumento dei tassi di interesse, è la possibilità di cambiare la tipologia di mutuo tramite la surroga piuttosto che la sostituzione.

Grazie a questi istituti è possibile cambiare la tipologia di interessi del proprio contratto di mutuo, così da consolidare il tasso di interesse applicato evitando ulteriori aumenti, oppure da assicurarsi un tasso di interesse particolarmente conveniente con un valore inferiore rispetto a quello contratto inizialmente.

 

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